Italia-Germania 4-3

Oggi le due squadre si incontrano per i quarti di finale degli europei di calcio, ma, per la mia generazione, una sola è stata la partita “storica”:

Data: 17 giugno 1970
Stadio: Stadio Azteca
Città: Città del Messico, Messico
Capienza: 102.444
ITALIA 4:3 GERMANIA OVEST dopo i tempi supplementari
[BONINSEGNA Roberto (ITA) 8′, SCHNELLINGER Karl-Heinz (GER) 90′, MULLER Gerd (GER) 94′, BURGNICH Tarcisio (ITA) 98′, RIVA Gigi (ITA) 104′, MULLER Gerd (GER) 110′, RIVERAGianni (ITA) 111′]

Una prova di resistenza e determinazione
Tutti coloro che hanno la fortuna di ricordare la semifinale della Coppa del Mondo FIFA Messico 1970 fra Italia e Germania Ovest, non hanno certo dimenticato una delle più epiche sfide di sempre, lo scontro fra l’opportunismo della Nazionale Azzurra di Gigi Riva e la voglia di vincere del Mannschaft del Kaiser Franz Beckenbauer. La partita metteva in campo anche una rivalità tra club, con il trio interista Facchetti, Mazzola e Burgnich contrapposti ai tre giocatori del Bayern Maier, Beckenbauer e Mùller. Era anche uno scontro tra due formazioni la cui caratteristica principale era l’equilibrio tra la forza della difesa e l’ispirazione dell’attacco.
Boninsegna apre le marcature
I due giganti europei si contendevano il posto in finale per giocare contro la vincente dell’incontro tutto sudamericano tra Brasile e Uruguay, che si svolgeva a Guadalajara nello stesso giorno. Gli italiani erano stati incoronati campioni d’Europa due anni prima, mentre i tedeschi erano arrivati secondi agli ultimi Mondiali in Inghilterra. All’inizio della partita, schiacciati dalla posta in gioco e dalla calura opprimente del nuovissimo Stadio Azteca di Città del Messico, entrambe le squadre rimasero corte, accontentandosi di prender confidenza con la partita senza troppi problemi. Anche gli spettatori erano insolitamente tranquilli e persino il pallone sembrava adeguarsi, tanto che Sepp Maier ne chiese ben presto la sostituzione.
Furono tuttavia gli italiani a trarre vantaggi da questo ritmo lento, sorprendendo la Germania Ovest guidata dal vecchio leone Uwe Seeler. All’ottavo minuto Roberto Boninsegna spezzò la difesa avversaria con un perfetto uno-due con Gigi Riva, prima di lasciar partire uno splendido tiro dai sedici metri che lasciò Sepp Maier immobile. Palla al centro.
I tedeschi risposero immediatamente: la minaccia più grave venne dalla stella nascente Franz Beckenbauer, prima con un passaggio che Gerd Mùller mancò di un soffio, poi con un’accelerazione di 40 metri interrotta da un dubbio intervento del capitano degli Azzurri Giacinto Facchetti.
Pressione tedesca
Anche se la nazionale tedesca dominò chiaramente il primo tempo, spesso gli italiani si dimostrarono a loro agio in difesa, respingendo gli assalti un po’ prevedibili di Seeler e Co. Alla tenera età di 34 anni, l’instancabile Seeler partecipava al suo quarto Mondiale: la minaccia più consistente per gli italiani fu proprio la testa dell’attaccante di Amburgo che riusciva a spuntarla su quasi tutti i calci di punizione.
Poco alla volta il suo compagno di reparto, il temibile “Bomber” Muller, iniziò a far sentire la propria presenza nel cuore della difesa italiana. Prima mancò di poco il controllo di un cross a rientrare dell’onnipresente Wolfgang Overath, permettendo ad Albertosi di far suo il pallone. Il suo tiro dai venti metri, appena due minuti più tardi (31′), obbligò il portiere della Fiorentina ad una parata impegnativa. Albertosi era stato scelto al posto di Dino Zoff dal tecnico Ferruccio Valcareggi, con grande delusione dei tifosi del friulano, e fu ben presto di nuovo chiamato in causa, questa volta mandando in calcio d’angolo un tiro ancora più bello di Jùrgen Grabowski.
Il secondo tempo mantenne lo stesso ritmo in crescendo. Seeler, avviato con un lancio intelligente dal “Kaiser”, perse un duello uno contro uno con Berlini (50′), mentre a Grabowski si oppose Albertosi al 60′. Poi i tedeschi non riuscirono a trarre vantaggio da un retropassaggio errato di Berlini. Muller soffiò il pallone a Berlini, Grabowski lo raccolse e lo servì ad Overath, ma il suo tiro rimbalzò, a portiere battuto, contro la traversa (66′).
Pareggio nel recupero
La Germania Ovest prese a buttarsi in avanti, ma proprio non riusciva a passare. Al 67′ Beckenbauer partì all’attacco e fu atterrato da Pierluigi Cera. Rigore netto! E invece no, Arturo Yamasaki decise che il fallo era stato commesso fuori area. Mentre i tedeschi furiosi si affollavano intorno all’arbitro, Beckenbauer rimase a terra, la spalla destra lussata; siccome la Mannschaft aveva già effettuato i suoi due cambi, il Kaiser dovette restare in campo. La tensione cresceva ad ogni secondo, Siegfried Held superò Albertosi con un pallonetto, ma vide Roberto Rosato salvare acrobaticamente sulla linea. Seeler e poi Muller sprecarono occasioni una dietro l’altra.
E il tempo passava. Ancora pochi minuti e gli Azzurri sarebbero usciti vincitori e a porta inviolata. Proprio come avevano dimostrato contro l’Inghilterra nei quarti di finale, Beckenbauer e compagni non riconoscevano però la parola “sconfitta”: nel recupero, dopo altre due occasioni sprecate davanti alla porta italiana, il cross da sinistra dell’instancabile Grabowski fu raccolto all’altezza del dischetto dal difensore Karl Hainz Schnellinger. Albertosi fu battuto e gli italiani rimasero di stucco.
Una lotta furibonda

Cominciò così il più bel supplementare di tutta la storia del calcio. Beckenbauer diede il via entrando in campo con il braccio al collo, cosa che non gli impedì di  lanciarsi verso la porta ogni volta che ne aveva l’occasione. Gli uomini di Helmut Schoen adesso mordevano il freno. Mùller intercettò un retropassaggio di Poletti e infilò in rete appena prima che Albertosi riuscisse ad afferrarlo. I 100.000 tifosi ammassati nello stadio Azteca andarono in delirio.
La gioia tedesca durò poco. Dopo appena nove minuti dall’inizio dei supplementari Gianni Rivera, il “Golden Boy” del Milan, con un calcio di punizione su fallo di Held offrì il pallone al difensore Tarcisio Burgnich, inopinatamente in avanti, il quale battè con facilità Maier dalla linea dei sei metri. I campioni europei si erano di nuovo riportati in parità. E appena prima di cambiare campo l’Italia passò in vantaggio, quando il cross da sinistra di Angelo Domenghini invitò Gigi Riva ad avanzare e segnare. Era il gol numero 22 di Gigi in appena 21 partite con la Nazionale.
Nemmeno nel secondo tempo supplementare i ribaltamenti di fronte ed i colpi di scena diminuirono. Il ritmo di gioco era forsennato ed entrambe le squadre sembravano in grado di segnare ogni volta che attaccavano. La Germania Ovest ben presto si riportò sul 3-3 quando un altro colpo di testa di Seeler fu raccolto dall’opportunista Mùller che lo deviò ancora in rete. Rivera, appostato sul palo più lontano, scosse la testa incredulo. Il grande Gerd aveva appena infilato il suo decimo sigillo mondiale, mentre era comprensibile come Beckenbauer, il volto contratto dal dolore, non riuscisse ad esultare eccessivamente.
Ventisei giocatori entrano nella storia
Gli italiani non erano destinati ad essere sconfitti da questo ennesimo ritorno tedesco. Quasi subito dopo la ripresa del gioco, Boninsegna lavorò un buon pallone sulla linea di fondo e lo passò all’indietro verso Rivera. Il Pallone d’oro 1969 mandò Maier da una parte e il pallone dall’altra, mettendo a segno il quinto gol di quei memorabili supplementari. Il regista del Milan, che era entrato solo dopo sessanta minuti, aveva dimostrato di poter veramente formare una buona coppia d’attacco con Riva, come i tifosi chiedevano dall’inizio del campionato.
La partita aveva raggiunto il suo climax. Dopo due faticosissime ore di gioco sotto il sole messicano, le due squadre esauste conclusero la gara quasi al rallentatore. Gli italiani, maestri nella melina, rimanevano a terra dopo ogni contrasto, spedivano la palla sugli spalti e contestavano tutte le decisioni dell’arbitro. Al fischio finale i giocatori si abbracciarono e caddero a terra esausti. Sembrava che non importasse più chi aveva vinto e chi aveva perso. La folla restò ammirata in silenzio, sentendo senza dubbio il privilegio di aver assistito ad uno spettacolo indimenticabile.

NOTA: Mi scuso anzitutto per la mancanza della fonte, ma ho desunto la cronaca da un ritaglio stampa dell’epoca; va detto anche che, dopo questa, non ho più visto nessun altra partita di calcio.

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