In pratica la mia generazione nel 1966 usciva da selettivi studi umanistici (liceo classico) e veniva avvertita dai francofortesi dei pericoli di un condizionamento, che si è puntualmente verificato ed anzi è diventato l’asse portante della dittatura liberista
Quale la premessa, la radice di tale paradosso? La risposta è rinvenibile nelle pagine ancora attuali di Theodor Adorno e Max Horkheimer (Dialettica dell’illuminismo, Torino, Einaudi, 1966) sul potere contemporaneo che si è imposto dal 1945 ricorrendo attraverso i Mass Media a un’azione “preventiva” di condizionamento che, abituando l’individuo ad una ricezione passiva e meccanica dei messaggi, gli introgetta un’immagine predeterminata, univoca ed asettica della realtà che “lo persuade” ad adottare un tipo di linguaggio e di comportamento impersonale e stereotipato, con l’effetto finale di inibirgli sia le funzioni immaginative che quelle critico-riflessive.
Una persuasione, quindi, non meno violenta della forza coattiva ma molto più sottile, paralizzante, insidiosa e inattaccabile che fa della democrazia un democratismo il quale trae la sua linfa vitale nel determinismo che rigetta, per sua natura, qualsiasi intellettualità o filosofia.
Destrutturata la cultura, insomma, l’individuo stesso viene usato indiscriminatamente a fini demagogici e di potere, senza mai contare, più di tanto, nella pratica di una decisione politica trasformando gli epigoni dei censori del Secondo dopoguerra in “gerarchi” del pensiero unico, mezze-figure, capipopolo senza scrupolo dediti esclusivamente alla soddisfazione di ambizioni insaziabili e al proprio tornaconto personale. Figure deprecabili, certo, ma che purtroppo confermano, non a caso, l’assunto di Voegelin (Die Neue Wissenschaft der Politik, Monaco, Anton Pustet, 1959), secondo il quale ogni società riflette nel suo ordine il tipo di uomo del quale si compone.
In effetti, di questi tempi, a ben guardarci intorno, di gente così – sciaguratamente – se ne vede parecchia in giro.
Fonte: Il Pensiero Forte.it
Io avrei scritto “introietta”, ma per le giovani generazioni in troietta è equivoco ;-)