A Modena nel 1961 l’Aerautodromo chiude la sua attività di palcoscenico automobilistico internazionale riservandosi solo a prove, collaudi e a gare motociclistiche. Questo, dopo il terribile incidente del 15 giugno 1961 quando il pilota Giulio Cabianca al volante della Cooper-Castellotti impegnato nelle prove per la gara di Silverstone, uscì dalla pista a 200 km all’ora, centrò un portone lasciato aperto all’incrocio con Via Carlo Zucchi e invase la Via Emilia. Perse la vita assieme ad altre 3 persone. Si chiuse così l’epopea dell’Aerautodromo cittadino che a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta era diventata una vera e propria vetrina dell’automobilismo mondiale, luogo in cui si davano appuntamento i migliori piloti del mondo per testare gli ultimi modelli sotto gli occhi esperti di tecnici, ingegneri e progettisti.
Anche don Sergio ha iniziato la sua avventura nel mondo della Formula Uno negli anni Cinquanta, quando la passione per le auto lo aveva portato a Monza, ad assistere il pilota Fangio al Gran Premio del 1954. Da quel momento il “cappellano dei piloti” ha accompagnato tappa dopo tappa, incessantemente, la storia dell’automobilismo a Modena e nel mondo.
«Il mondo della Formula Uno è superstizioso – afferma lo stesso Mantovani in una intervista -. C’ è chi non ci vede di buon occhio perché siamo quelli che danno l’ estrema unzione, ma c’ è anche chi ha bisogno di un confidente». In questa veste di confidente don Sergio ha conosciuto tanti piloti, da Niki Lauda a Gilles Villeneuve, ma i suoi ricordi più belli sono legati a nomi del lontano passato: Fangio, Moss, Von Trips e l’indimenticabile Enzo Ferrari a cui il prete era legato da una profonda e sincera amicizia.
Don Sergio Mantovani, nato a Modena 82 anni fa a Modena, è da 50 anni che ad ogni Gran Premio di Monza celebra messa in Autodromo. In tutti questi anni è stato chiamato in tanti modi: il parroco dei piloti, il prete della Formula Uno, don sprint.