Il movimento studentesco

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Unione Associazioni Culturali
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2 risposte a Il movimento studentesco

  1. apoforeti ha detto:

    «Il ’68», come ormai viene ricordato il periodo più intenso e contrastato della pr-ma grande rivolta studentesca, esplode in Italia come un fulmine a ciel sereno agli inizi di quell’anno. Le occupazioni delle facoltà prendono di sorpresa i rettori che invocano l’intervento delle forze dell’ordine per liberare aule ed edifici. È un crescendo di scontri in cui a fronteggiarsi non sono solo polizia e carabinieri, da un lato, e giovani, dall’altro, ma anche gli stessi studenti nella mai sopita e sanguinosa contrapposizione tra chi è di sinistra e chi si professa di destra. Il 29 febbraio 1500 agenti sgomberano l’università La Sapienza di Roma. Gli occupanti rinforzano le barricate al grido di «Via la polizia», ma vengono dispersi a colpi di manganello, alcuni si riuniscono allora in un folto corteo che tenta di raggiungere la sede del governo a palazzo Chigi. La folla viene dispersa dai caroselli delle jeep del reparto celere, si registrano feriti e notevoli danni alle vetrine dei negozi e alle automobili parcheggiate. Si tratta di un’atmosfera da stato d’assedio che costringe l’esecutivo a intervenire alla Camera per illustrare la linea da adottare nei confronti di un fenomeno ormai diffuso a livello nazionale. Ma qualcosa, almeno gli studenti di lettere della capitale, la ottengono. Di lì a pochi giorni, nella nuova sessione di esami, i professori decidono di applicare misure peraltro già previste dai regolamenti accademici e regolarmente disattese. Per la prima volta si assicura la presenza del titolare di cattedra alle prove, quella di un docente ufficiale di materia affine in funzione di garanzia e di un assistente incaricato di effettuare un primo colloquio con i candi-dati e non di valutarli, anche bocciandoli, come di solito accadeva per risparmiare tempo. Dopo l’attribuzione di tutti i voti, i titolari di cattedra restano nelle aule per partecipare a una discussione pubblica sulla preparazione degli allievi e per aiutarli a sviluppare «un’autocritica costruttiva», così come stabilito dalle norme vigenti. In realtà si tratta solo di una parentesi nel vortice delle incandescenti proteste di quelle settimane. Se i politici di maggioranza sono convinti che i motivi della pro-testa siano frutto dell’insoddisfazione delle masse studentesche per la mancata approvazione di una riforma capace di aggiornare le università al rinnovamento dei tempi, quelli dell’opposizione, comunisti in testa, si mantengono ai margini osservando quasi con distacco ciò che avviene.
    Marco Gasparini

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