Agli inizi degli anni Sessanta, grazie soprattutto all’opera di ricerca e di divulgazione svolta dalla SVIMEZ [Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno, costituitasi a Roma nel 1947, ndr], si diffuse, all’interno della classe politica, la consapevolezza dell’urgenza strategica di un intervento sulla politica scolastica. Il balzo in avanti registrato dall’economia italiana in quel periodo, l’espansione della base occupazionale del settore industriale, e le speranze stesse legate allo sviluppo, misero in luce una grave carenza di offerta di forza-lavoro intellettuale, tale da compromettere lo stesso sviluppo economico. Le previsioni SVIMEZ condizionarono fortemente il dibattito e l’azione politica negli anni del centro-sinistra.
Nonostante l’assenza di una vera e propria pianificazione di lungo periodo, gli interventi legislativi realizzati negli anni’ 60 determinarono un mutamento sostanziale nella struttura istituzionale e nella popolazione scolastica italiana. Due furono le principali modifiche introdotte nell’ordinamento scolastico: il riconoscimento del diritto e dell’obbligo all’istruzione fino ai 14 anni d’età (legge del 31 dicembre 1962 istitutiva della scuola media unica statale) e la liberalizzazione dell’università (legge dell’11 dicembre 1969 sui «Provvedimenti urgenti per l’università»). Furono entrambi interventi decisivi per favorire la scolarizzazione di massa in Italia.